Quando Giovanni Battista Belzoni il 16 ottobre 1817 penetrò nella tomba di Seti I notò subito la bellezza della tomba, nonostante si stesse deteriorando rapidamente. In effetti, l’ultima dimora del faraone della XIX dinastia rimane la più grandiosa tra quelle mai venute alla luce nella Valle dei Re. Belzoni non poteva credere che fosse tanto antica, poiché le pareti parevano dipinte di fresco. Ne rimase così abbagliato che, con la moglie Sara, trascorse al suo interno parecchie settimane. Quello di cui soprattutto si compiacque fu il sarcofago reale, evidentemente perché asportabile. Mancava la mummia, che già era stata tolta nell’antichità per proteggerla da eventuali violatori, e posta, con altre, nella piccola tomba nascosta di Deir el-Bahri, dove venne trovata più tardi; oggi è al Museo del Cairo. Quando nel 1819 Belzoni lasciò definitivamente l’Egitto, riuscì a portare il sarcofago di Seti a Londra, dove lo mise in vendita. Fra la costernazione generale, il governo non volle pagare il prezzo richiesto, cosicché esso venne acquistato da Sir John Soane e lo si può ammirare ora nella sua collezione (Museo Soane). Belzoni non seppe mai il nome del proprietario della tomba che aveva scoperto; morì infatti prima che la scrittura geroglifica venisse decifrata da Champollion.